Ogni volta che ci si vuole ricavare informazioni da con una moltitudine di dati quantitativi, si rende necessario operare una sintesi tramite indicatori statistici. Sono numerosi però gli esempi di indicatori usati male il più delle volte per scarsa conoscenza della materia.
Un esempio è il tasso di mortalità, definito come il numero medio di decessi in una certa popolazione (generalmente considerata a metà anno) per mille.
Dal sito www.indexmundi.com è possibile visualizzare la classifica di tutti i paesi del mondo del tasso di mortalità in ordine decrescente. L'Italia è al 32 posto con 10,4 morti ogni mille abitanti, stesso valore per la Sierra Leone. Potrebbe sembrare un pessimo risultato perchè ci sono circa 190 paesi nel mondo che hanno un tasso inferiore a quello dell'Italia.
Se però cambiamo indicatore e consideriamo la speranza di vita alla nascita l'Italia è 14 esima in ordine decrescente con 82,3 anni e la Sierra Leone è al 208 esimo posto con una speranza di vita di 58,6 anni.
L'apparente contraddizione deriva dal fatto che il tasso di mortalità è fortemente condizionato dalla struttura per età della popolazione e quella dell'Italia si distingue per essere particolarmente anziana a differenza della Sierra Leone. La speranza di vita risulta essere un indicatore più adatto ai confronti territoriali sia per la sua costruzione sia per la sua interpretazione. Questo viene insegnato nelle prime lezioni dei corsi universitari di statistica e demografica eppure qui https://www.italiaoggi.it/qualita-vita e qui http://lab24.ilsole24ore.com/qdv2018/ lo usano per confrontare le provincie italiane, mah....